Laboratorio galenico erboristico Farmacia Montemignaio

  1. BIANCOSPINO: ANTIANSIA E ANTIIPERTENSIONE
    PREVENZIONE DI INFARTO E ISCHEMIA

    AvatarBy Matteo Pernigotti il 6 Oct. 2014
     
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    BIANCOSPINO: l'antiipertensivo per eccellenza

    Un po' di botanica: Il biancospino (Crataegus oxyacantha o monogyma) è un arbusto o piccolo albero spontaneo, che cresce facilmente in ogni dove, in grado di raggiungere anche i 6-10 metri d'altezza. Vegeta soprattutto in aree boscose e cespugliose, fino ai 1.500 metri d'altitudine; è particolarmente diffuso in tutta Europa, nell'America del Nord, nell'Africa del Nord e in Asia settentrionale.

    Parte utilizzata come droga: La droga è costituita da sommità fiorite, foglie e fiori; questa pianta è ricca di molti principi attivi che esplicano nel fitocomplesso le attività medicinali della droga. Vi troviamo soprattutto flavonoidi, leucoantocianidine, steroli, amine, catechine, acidi fenolici ed acidi triterpenici e fenolcarbossilici. Le foglie contengono soprattutto flavonoidi (vitexina, iso-vitexina, ramnosil-vitexina, rutina, apigenina) e leucoantocianidine presenti anche nei frutti, mentre i fiori, anch'essi fonte di flavonoidi, contengono soprattutto iperoside (1-3%).
    Proprietà curative:: grazie alle numerose sostanze attive presenti nel fitocomplesso il biancospino è dotato di differenti proprietà mediche. Vediamo le principali collegate al sistema cardiocircolatorio:
    - Proprietà cardiotonica: la droga aumenta la capacità di contrazione del muscolo cardiaco (proprietà inotropa positiva) e, nel contempo, rallenta la trasmissione dell'impulso nervoso, quindi anche la contrazione del cuore nel pompare sangue dagli atri ai ventricoli (proprietà batmotropa negativa). Proprio per questo motivo, gli estratti di biancospino sono da tempo utilizzati come terapia fitoterapica elettiva nel trattamento di scompensi cardiaci di media entità, nell'insufficienza coronarica, nelle turbe bradicardiche lievi, e nell'insufficienza miocardica. Oltre ad agire a livello cardiaco con azione inotropa positiva e batmotropa negativa, l'estratto di biancospino vanta proprietà cronotrope negative (riduzione della frequenza cardiaca) e dromotrope positive (aumento della conduzione atrio-ventricolare).
    - Proprietà vasodilatatrici coronariche: il fitocomplesso stimola il rilascio della muscolatura vasale liscia delle arterie coronarie, cosicché si assiste ad una dilatazione dei vasi e a una diminuzione delle resistenze periferiche. Le arterie coronarie passano sulla superficie del cuore e, in condizioni fisiologiche, possiedono un meccanismo di autoregolazione che mantiene un livello di flusso di sangue appropriato per il fabbisogno del miocardio. Questi vasi però hanno un diametro relativamente piccolo quindi rischiano facilmente di venire occluse: le conseguenze possono essere angina pectoris (caratterizzata da un dolore al torace, denominato anche dolore retrosternale, provocato dall'insufficiente ossigenazione del muscolo cardiaco a causa di una transitoria diminuzione del flusso sanguigno attraverso le arterie coronarie correlata all'ostruzione di un vaso ad opera di una placca aterosclerotica, che riduce il lume arterioso e ostacola il passaggio di sangue, specie durante lo sforzo. Si hanno sintomi solo quando l'ostruzione è superiore al 70% del lume) o infarto miocardico (una sindrome coronarica acuta dovuta all'ostruzione di una arteria coronaria a seguito della fissurazione del cappuccio fibroso di una placca ateromatosa con formazione di un trombo occludente e conseguente necrosi del tessuto miocardico, incapace di sopportare condizioni di ipossia anche per brevi tempi). A detta di ciò, è chiaro come il biancospino sia ampliamente utilizzato per il miglioramento delle performance cardiache.
    - Proprietà antisclerotiche: l'estratto di biancospino trova impiego anche nel trattamento dell'aterosclerosi, grazie alla sua capacità di rilassare la muscolatura dei vasi sanguigni, aumentando il diametro del loro lume con esso il volume di sangue in transito. In questo modo riduce il rischio di occlusione dei vasi interessati e aumenta l'ossigenazione dei tessuti. Assai interessante è anche la capacità del biancospino di intrappolare i radicali liberi, grazie alla quale riduce fortemente l'ossidazione delle LDL, che sono le molecole di colesterolo che tendono a depositarsi nella parete dei vasi sanguigni dopo essere state ossidate. In questo modo ostacola uno degli eventi fondamentali per la formazione delle placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni.
    - Proprietà antiipertensive: l'ipertensione o ipertensione arteriosa, è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica risulta elevata. Ciò comporta un aumento di lavoro e di stress per il cuore. La pressione arteriosa è riassunta da due misure, sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae (sistole) o si rilassi (diastole) tra un battito e l'altro. La pressione sanguigna normale a riposo è compresa tra i 100 e i 140 mmHg di sistolica (massima) e tra i 60 e i 90 mmHg di diastolica (minima). Si considera la presenza di ipertensione se vi è una pressione costantemente pari o superiore ai 145/90 mmHg. L'ipertensione è un fattore di rischio per l'ictus, per l'infarto del miocardio, per l'insufficienza cardiaca, per gli aneurismi delle arterie (es. aneurisma aortico: un aneurisma è una dilatazione progressiva di un segmento vascolare con possibile rottura ed emorragia conseguente), per la malattia arteriosa periferica ed è una causa della malattia renale cronica. Anche moderate elevazioni della pressione sanguigna arteriosa possono essere associate ad una riduzione dell'aspettativa di vita. Cambiamenti nella dieta e nello stile di vita sono spesso in grado di migliorare sensibilmente il controllo della pressione sanguigna e di ridurre il rischio di complicazioni per la salute. L'ipertensione arteriosa primaria o ipertensione essenziale è la forma più comune di ipertensione, rappresentando il 90-95% di tutti i casi. In quasi tutte le società contemporanee, la pressione sanguigna aumenta con l'invecchiamento e il rischio di diventare ipertesi in età avanzata è notevole. L'ipertensione è il risultato di una complessa interazione fra geni e fattori ambientali. Tuttavia la base genetica dell'ipertensione è ancora poco conosciuta. Si conoscono invece meglio i diversi fattori ambientali che influenzano la pressione sanguigna. I fattori inerenti allo stile di vita che abbassano la pressione sanguigna sono un ridotto apporto di sale con la dieta (fino ad oggi si riteneva che un’elevata concentrazione di sodio nel sangue provocasse una ritenzione idrica in eccesso, tale da aumentare la pressione. Si è scoperto invece che il meccanismo con cui il sale provoca un aumento della pressione arteriosa è attraverso la stimolazione del sistema simpatico autonomo, il quale produce l’adrenalina che porta a contrarre le arterie), l'aumento del consumo di frutta e alimenti a basso contenuto di grassi, l'esercizio fisico, la perdita di peso, una riduzione nell'assunzione di alcol, l'assenza di nicotina nel sangue. Anche lo stress sembra giocare un ruolo rilevante nel peggiorare una situazione comunque già indirizzata verso l'ipertensione. Il possibile ruolo di altri fattori, quali il consumo di caffeina, e la carenza di vitamina D, appare meno chiaro. Recenti studi hanno inoltre evidenziato alcuni eventi risalenti ai primi anni di vita, come ad esempio: un basso peso alla nascita, il tabagismo della madre in gravidanza e la mancanza di allattamento al seno come fattori di rischio per lo sviluppo dell'ipertensione essenziale da adulti, anche se i meccanismi che collegano tali esposizioni restano oscuri.
    L'ipertensione secondaria è causata invece da una causa identificabile. La malattia renale, per esempio, è la causa più comune dell'ipertensione secondaria. Ma un aumento della pressione arteriosa può anche essere causato da condizioni endocrine, come la sindrome di Cushing (tale condizione clinica caratterizzata dall'eccesso di ormoni glucocorticoidi nel circolo ematico, causata da un esagerato funzionamento della ghiandola ipofisaria che produce tra gli altri anche l'ormone adrenocorticotropo o ACTH. Questo ormone agisce sul surrene ove stimola la produzione degli ormoni glucocorticoidi, il più importante dei quali è il cortisolo), l'ipertiroidismo, l'ipotiroidismo, l'acromegalia (quadro clinico patologico derivato dall'esposizione dell'organismo ad un eccesso di ormone della crescita GH nell'età postpuberale, definito anche gigantismo), l'iperparatiroidismo. Altre cause dell'ipertensione secondaria sono l'obesità, l'apnea notturna, la gravidanza, il consumo eccessivo di liquirizia e di alcuni medicinali (per esempio i vasocostrittori nasali). I disturbi provocati dall'ipertensione gravano sugli organi vitali: cervello, cuore, retina, vasi arteriosi e rene. Per quanto riguarda il cuore, in un primo tempo si ha ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro, in seguito il ventricolo sinistro si dilata e sopraggiunge l'ipertrofia eccentrica, con possibile scompenso emodinamico. Inoltre l'aumento della massa cardiaca espone a maggior rischio di ischemia cardiaca e morte cardiaca improvvisa. La sclerosi vasale, microaneurismi, mal di testa, vertigini, sincope, sono tutte complicanze che possono occorrere al sistema nervoso centrale in seguito all'ipertensione. Anche l'apparato visivo può risentire di condizione ipetensiva a lunga durata. Tipici effetti sulla retina sono: restringimento e sclerosi arteriolare diffusa, con aree ischemiche, microaneurismi e dilatazione capillare. Tutto ciò può comportare una diminuzione del visus. Gli effetti sui reni possono essere vari: progressiva sclerosi dei vasi intrarenali con diminuzione della filtrazione glomerulare e conseguente riduzione della funzionalità dell'organo, fino all'insufficienza renale. Mentre i vasi arteriosi possono andare incontro a aterosclerosi e microaneurismi
    Raramente l'ipertensione viene accompaganta da sintomi e la sua identificazione avviene solitamente attraverso lo screening, o quando ci si cura per un altro problema non correlato. Una parte delle persone con ipertensione, tuttavia, lamenta mal di testa, in particolare nella mattinata, così come stordimento, vertigini, ronzio o sibilo nelle orecchie, visione alterata e episodi di svenimento, rottura dei vasi capillari dell'occhio. Durante l'esame obiettivo, l'ipertensione può essere sospettata sulla base della presenza di retinopatia ipertensiva rilevata mediante l'esame ottico del fundus oculi mediante oftalmoscopio. I risultati della oftalmoscopia possono anche dare alcune indicazioni sul periodo in cui una persona è stata ipertesa.
    Un'elevata pressione arteriosa (con una sistolica uguale o maggiore di 180 o una diastolica uguale o maggiore di 110) viene indicata come "crisi ipertensiva". Pressioni sanguigne sopra questi livelli sono note per conferire un elevato rischio di complicanze. Le persone a cui la pressione sanguigna raggiunge questi valori possono essere asintomatiche, ma è più probabile che lamentino mal di testa (22% dei casi) e vertigini. Altri sintomi che accompagnano una crisi ipertensiva possono includere deterioramento visivo o affanno, causato dall'insufficienza cardiaca o da una sensazione generale di malessere dovuta all'insufficienza renale. La maggior parte delle persone affette da crisi ipertensiva sono già note per avere la pressione sanguigna elevata. Una "emergenza ipertensiva", viene diagnosticata quando vi è evidenza di un danno diretto a uno o più organi a causa della elevata pressione arteriosa. Un esempio può essere l'encefalopatia ipertensiva, caratterizzato da mal di testa e un livello di coscienza alterato. Il dolore al torace può indicare danno del muscolo cardiaco (che può progredire a infarto del miocardio) o ad una dissecazione aortica, la lacerazione della parete interna dell'aorta. La mancanza del respiro, la tosse e emottisi sono segni caratteristici dell'edema polmonare, l'accumulo di liquidi nel tessuto polmonare causato dall'incapacità del ventricolo sinistro del cuore di pompare adeguatamente il sangue dai polmoni nel sistema arterioso. Possono verificarsi anche un rapido deterioramento della funzione renale (insufficienza renale acuta) e l'anemia emolitica microangiopatica (distruzione delle cellule del sangue). In queste situazioni, la rapida riduzione della pressione arteriosa ha il compito di interrompere i danni d'organo in corso. Possedendo anche ottime proprietà ansiolitiche, il biancospino si presta assai bene in tutti quei casi nei quali l'influenza del nervo vago sul cuore è importante, cioè quando si verificano tachicardia, senso di cuore in gola, oppressione retrosternale. In questo caso il biancospino associa alle sue proprietà vasodilatatrici anche le sue capacità sedative e rilassanti.
    Posologia: consiglio di assumere l'estratto di biancospino titolato all'1,5% minimo di flavonoidi totali espressi in iperoside sotto forma di capsule. Mediamente si assumono dai 400 agli 1600 mg a stomaco pieno, a seconda della situazione.
    Effetti collaterali: Gli effetti indesiderati sono rari e riguardano principalmente disturbi allo stomaco, soprattutto in pazienti affetti da gastrite e ulcera peptica. Questi disturbi, comunque, cessano sospendendo l’assunzione di biancospino; deve essere usato con prudenza se la frequenza cardiaca è inferiore a 60 battiti al minuto (bradicardia) e nei disturbi della conduzione dello stimolo elettrico nel cuore. Non va usato durante la gravidanza e l’allattamento. Nessun effetto tossico è stato rilevato, nel ratto, in seguito alla somministrazione per bocca di dosi pari a 30, 90 o 300 mg per kg di peso al giorno per 26 settimane.
    Interazioni farmacologiche: il biancospino può potenziare l'effetto dei farmaci antiipertensivi. Ciò può ovviamente anche essere un aspetto positivo, in quanto è spesso complicato per il medico scegliere il dosaggio terapeutico di un farmaco o di una miscela di farmaci nel tentativo di regolarizzare la pressione del paziente, dovendo ricorrere ad aggiustamenti della terapia e ad aumenti dei dosaggi; il biancospino può essere utile perchè si presta ad effettuare aggiustamenti delicati su una terapia farmacologica già in atto.
    Applicazioni terapeutiche: in conclusione, assumere biancospino può essere utile per le sue azioni: ipotensiva e regolarizzante i flussi nei confronti di grossi vasi sanguigni (arterie e vene), riducente la componente nervosa o dovuta allo stress sull'aumento della frequenza cardiaca, aumentante l'ossigenazione del tessuto cardiaco. Il biancospino è quindi un ottimo rimedio per prevenire l'infarto del miocardio o le sue possibili recidive.
    Terapie complementari: al fine di potenziare l'effetto del biancospino, è possibile associarlo a:
    olivo: È conosciuto soprattutto per la sua azione ipotensiva, cioè capace di abbassare la pressione arteriosa. La sua azione è di di tipo periferico e consiste in una spiccata vasodilatazione. Quest'ultima è dovuta al rilasciamento della muscolatura liscia dei vasi arteriosi per un'azione di riduzione della capacità di contrazione delle cellule muscolari lisce della pareta vasale. L'olivo è inoltre capace di ridurre i livelli di rame nel sangue, e poichè gli enzimi che producono le catecolamine necessitano di rame per funzionare correttamente, il risultato consiste in una riduzione della produzione di catecolamine, che sono sostanze capaci di aumentare la pressione sanguigna. Uno studio clinico ha valutato trenta pazienti ipertesi, dei quali 12 non avevano mai ricevuto alcuna terapia, mentre gli altri 18 avevano già fatto cure con farmaci anti-ipertensivi. Tutti ricevevano un estratto acquoso di Olivo per bocca per tre mesi. Alla fine del trattamento si è notato un calo della pressione arteriosa statisticamente significativo e una riduzione anch'essa significativa della glicemia e della calcemia. Non sono stati osservati effetti collaterali in nessun paziente. La vasodilatazione indotta dall'olivo avviene anche a livello renale, e ciò spiega in parte l'azione diuretica posseduta da questa pianta.
    Aglio: le sue proprietà ipotensive sono dovute ad un effetto di vasodilatazione periferica e alla attività diuretica di questa droga. Forse anche un'azione di tipo ACE-inibitoria (inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina) ed un'attività calcio-antagonista potrebbe spiegare il moderato effetto antiipertensivo. L'Aglio svolge anche un'azione antiaggregante piastrinica: l'effetto è mediato dall'inibizione della sintesi dei trombossani e alla riduzione della capacità delle piastrine di legare fibrinogeno. L'aglio inoltre previene l'ossidazione delle LDL, riducendo così il rischio di formazione e progressione delle placche aterosclerotiche. Il problema di questa pianta è che è difficile da digerire e che dà una caratteristica alitosi; oggi esistono delle capsule gastroresistenti che passano indenni attraverso lo stomaco arrivando direttamente a destinazione nell'intestino ovviando ai questi due caratteristici inconvenienti. Detto ciò, l'aglio è da evitare in associazione a farmaci anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici.
    Gramigna: la droga è costituita dai rizomi con radici e da piccoli segmenti del fusto; i componenti principali sono mucillagini e triticina. Ha spiccate proprietà diuretiche, che aiutando a diminuire il volume ematico, riducono le resistenze periferiche abbassando la pressione sanguigna e riducendo il lavoro del cuore. Questa pianta è utilizzabile anche per depurare i reni e prevenire la formazione di renella e calcoli renali. Ha pure spiccate attività antinfiammatoria e ipouricemizzante, per cui si presta per la cura degli attacchi acuti di gotta e per la prevenzione degli stessi.
    Betulla: La droga è costituita dalle foglie e contiene flavonoidi, tra cui l’iperoside, con forti proprietà diuretiche e depurative. E' un potente diuretico naturale che agisce sia sui liquidi presenti nel plasma a livelllo sanguigno sia a livello cellulare, riducendo la ritenzione idrica tissutale. Droga utile come diuretico, ma anche per perdere peso e per sgonfiare gli arti o la pancia.
    Pilosella: è particolarmente utile in presenza di calcolosi urica e contribuisce a depurare il sangue dagli eccessi di un'alimentazione ricca in proteine animali ed in modo particolare di purine (contenute soprattutto nelle sardine, nelle acciughe, negli insaccati, nelle frattaglie e nelle carni rosse). Le sue proprietà diuretiche e drenanti, universalmente note, la rendono utile nel trattamento di inestetismi da accumuli adiposi e di liquidi (come in presenza di cellulite, gonfiore alle caviglie, edemi degli arti inferiori e ritenzione idrica). Grazie alla sua capacità di ridurre il volume ematico può essere d'aiuto nel controllo di un'ipertensione. Promuovendo la diuresi, la pilosella è utile anche in presenza di infezioni urinarie, quali cistiti ed uretriti, perché facilita l'eliminazione dei patogeni con le urine. Le sue proprietà diuretiche sono attribuibili principalmente ai flavonoidi (luteoloside)
    Rimedi omeopatici: In campo omeopatico ci sono molti rimedi in grado di agire sull’ipertensione. Spesso vengono associati alla terapia allopatica e hanno una funzione di sostegno. Nux vomica è indicata quando il paziente è un gran fumatore, tende ad abusare di alcol e cibi pesanti. Ha un aumento evidente di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Conduce una vita stressante e iperattiva, è collerico, sedentario, soffre d’insonnia. Possono associarsi disturbi di stomaco, acidità gastrica, stipsi. Baryta carbonica si prescrive nei casi di ipertensione degli anziani che lamentano perdita della memoria e del senso di orientamento, ansie e paure forti, soprattutto quella di non guarire dalle malattie. È utile nel trattamento dei soggetti con arteriosclerosi. Sintomi concomitanti sono cefalee, paralisi omolaterale, sudorazione, forti vertigini, acufeni. Aurum metallicum è uno dei più importanti rimedi dell’ipertensione perché presenta grossa parte dei sintomi emotivi spesso alla base di questa patologia. Aurum è un collerico, ipersensibile a tutti gli stimoli (fisici e psichici). Soffre di forti crisi depressive, ha pensieri suicidi. Durante le crisi presenta un viso rosso e congestionato, forti palpitazioni, gonfiore gastrico,vampate di calore al capo. Caratteristica è la sensazione che il cuore si fermi all’improvviso. L’ansiolitico per eccellenza, Ignatia amara, è certamente indicato quando lo stato emotivo che alterna momenti di tristezza e di euforia fa oscillare continuamente la pressione. Sono presenti sintomi tipici quali senso di oppressione, gonfiore gastrico, nausea, tremori e contrazioni. È utile in caso di profondi stress emotivi, traumi affettivi, delusioni sentimentali o lavorative. Tutti i rimedi vanno assunti nelle diluizioni dalla 5 alla 30 CH.
    Farmaci utilizzati nella terapia dell'ipertensione: Esistono numerose classi di farmaci, chiamati farmaci antipertensivi, in grado di ridurre la pressione arteriosa mediante vari meccanismi. Le principali classi di farmaci antiipertensivi attualmente utilizzate sono:
    ACE inibitori. Le principali molecole di questa classe sono: captopril, enalapril, zofenopril, fosinopril, lisinopril, quinapril, ramipril. Il meccanismo d'azione degli ACE-inibitori si basa sull'inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina. Nell'organismo, quest'enzima è responsabile della sintesi dell' angiotensina II, molecola dalle spiccate proprietà vasocostrittrici; l'inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina ha come conseguenza in primo luogo la caduta del tono dei vasi sanguigni e la diminuzione della pressione arteriosa. Inoltre, la riduzione dei livelli di angiotensina-II porta a una diminuzione della liberazione di aldosterone dalla corteccia surrenale e, quindi, influisce sul bilancio idrico, riducendo il riassorbimento di acqua a livello renale.
    Antagonistia del recettore per l'angiotensina II o sartani: telmisartan, irbesartan, losartan, valsartan, candesartan, olmesartan; l'effetto di questi ultimi è analogo a quello della classe precedente.
    Calcio antagonisti come per esempio la nifedipina, l'amlodipina, la lacidipina, la Lercanidipina o il diltiazem o il verapamil. I loro effetti si esplicano sulla muscolatura liscia e cardiaca; la muscolatura striata è esente dal loro effetto in quanto il meccanismo d'azione di quest'ultima è dipendente da calcio già presente all'interno della cellula. Impedendo l'ingresso di calcio attraverso i canali voltaggio dipendenti impediscono alla muscolatura liscia di contrarsi, per cui i loro effetti saranno un rilassamento della muscolatura delle resistenze periferiche con conseguente ipotensione.
    Diuretici: il clortalidone, la idroclorotiazide, la furosemide, la torasemide. Riducono il riassorbimento di acqua a livello renale, diminuendo gradualmente il volume ematico totale e quindi le resistenze periferiche.
    Alfa bloccanti, che agiscono bloccando i recettori alfa della muscolatura arteriosa, causando quindi vasodilatazione, un po' come fanno il biancospino o l'olivo. Ricordiamo la prazosina e la doxazosina
    Beta bloccanti, che agiscono invece bloccando (in misura differente a seconda della molecola), le diverse classi di recettore beta adrenergici. Le principali molecole di questa classe sono: atenololo, labetalolo, metoprololo, propranololo. Proteggono il cuore dagli effetti catecolaminergici, riducendo la pressione sanguigna agendo direttamente sulla pompa cardiaca.
    Alfa-Beta bloccanti. Sono farmaci antiadrenergici ad azione mista. Rientrano in questa categoria molecole come il carvedilolo ed il labetalolo. Combinano l'azione periferica degli alfa-bloccanti a quella cardiaca dei betabloccanti.
    Tutte le molecole citate possono essere usate da sole o in combinazione. Alcune combinazioni, come per esempio ACE-inibitore + diuretico o betabloccante + diuretico o ACE-inibitore + Calcio Antagonista sono in commercio in associazione in una unica compressa, per migliorare la compliance del paziente.
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